I pilastri del rapporto di lavoro

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Quanto sono importanti i legami che si instaurano tra collaboratori e leader? E soprattutto quali possono essere considerate le colonne portanti del rapporto lavorativo affinché si crei un ambiente sereno e propositivo?

I pilastri del rapporto di lavoro
I pilastri del rapporto di lavoro

Si sa che ogni rapporto di lavoro è differente, sia come tipologia di mansioni che come tipologia di impegno (mentale o fisico).

Ma qualunque esso sia non possono certamente mancare questi 3 fattori:

  • sincerità
  • competenza
  • affidabilità.

Rapporto di lavoro: il segreto della fiducia

Il tema legato al rapporto di fiducia, coniugato all’autonomia e alla libertà di azione dei singoli collaboratori, sono da sempre un argomento centrale nelle discussioni che cercano di comprendere come andrebbe gestita la relazione tra datore di lavoro e dipendenti in una situazione ideale.

Lo smart working ci ha forzatamente catapultato in un modo di lavoro dove ci si deve necessariamente fidare di più e controllare di meno…tuttavia rimane ancora difficile esercitare un minor controllo specialmente se caratterialmente non siamo propensi a fidarci degli altri ma solo di noi stessi.

“Nessun uomo sarà mai un grande leader se vuole fare tutto da solo, o prendersi tutto il merito per averlo fatto.” (A. Carnegie)

Con questo si vuole intendere che un bravo datore si riconosce dall’abilità di ricevere fiducia da parte dei propri dipendenti che dalla capacità di darla, consentendo in tal modo sia un motivo di crescita personale che di gruppo.

Dare fiducia rappresenta un fattore motivante, che spinge le persone a dare il meglio di sé.

Non si può pretendere di poter tenere tutto sotto il proprio controllo!

Rispetto al passato le attività da gestire sono molte di più, anche per chi dirige una piccola impresa.
La tecnologia ha permesso di aiutarci in questo ma occorre comprendere che da soli non è possibile gestire, analizzare e organizzare contemporaneamente senza che intervengano altre persone.

Seguendo questo ragionamento è normale che sia necessario accettare i rischi che ne possono derivare, accettare di uscire dalla nostra cara comfort zone dove tutto deve essere fatto secondo il modo in cui lo vogliamo noi.

Fiducia nel leader

Come anticipato all’inizio i fattori su cui si deve basare la fiducia di un leader sono 3:

sincerità, competenza e affidabilità.

Ci fidiamo di un collaboratore se è sincero, preparato e mantiene gli impegni presi.

È anche vero che la sincerità e l’affidabilità sono due caratteristiche personali che possono essere sollecitate e stimolate dal rapporto reciproco che si instaura tra leader e collaboratore.

La competenza è anch’essa altrettanto rilevante, perciò è fondamentale scegliere persone competenti in grado di applicare quel know-how utili a svolgere un determinato lavoro.
Ed è altrettanto importante formare le persone e far sì che queste accrescano le proprie competenze in un mondo in continuo mutamento e che necessariamente ci impone di cambiare.

Qual è il segreto per sviluppare al meglio la nostra leadership imparando a fidarci di più e a controllare di meno?

Lavorando innanzitutto su noi stessi, formando noi stessi e i nostri collaboratori, accrescendo il nostro know-how e le soft skills (competenze trasversali): maggiore empatia per aiutarci a comprendere l’altro, aumentare le competenze relazionali e comunicative, imparare a lavorare in gruppo ed essere propensi al cambiamento.

Ricordate che non basta modificare i nostri comportamenti per dare fiducia, occorre che modifichiamo tutto il nostro modo interiore.

Se non si cambia dentro ma solo la facciata esterna del nostro io, ne usciranno solo risultati finti e transitori che nella maggior parte delle ipotesi funzioneranno per poco tempo e non daranno i frutti sostanziali e sperati che vorremmo.

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