Al centro dei controlli datoriali potrebbero rientrare anche like, commenti ed emoji postati sui social network. I dettagli sul pericolo della faccina sanzionabile.
Siamo entrati in un’era in cui probabilmente le vecchie generazioni non sono in grado di comprendere o comunque non riescono ad abituarcisi facilmente…un mondo dove il digitale sta prendendo il sopravvento sulla realtà, anche dal punto di vista lavorativo.
Su questo ci sarebbero dei punti da sollevare in particolar modo
il rapporto che abbiamo con i social e le conseguenze che possono derivare se compiamo determinate azioni,
in particolare l’uso della famosa faccina che potrebbe avere delle conseguenze legali.
Nelle prossime righe vedremo in che modo ciò che pubblichiamo sui social può essere sanzionabile dal proprio datore di lavoro.
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Faccina sanzionabile: occhio ai social
Partendo da un banale esempio sappiamo che i profili social sono oggi un elemento da non trascurare quando si è in cerca di lavoro. Spesso si ricerca il candidato su queste piattaforme per capire tipo di persona è prima ancora di esaminarne il CV.
Sarà bizzarro per voi ma è così!
Ognuno è libero di farci quel che vuole sia chiaro, ma è consigliato avere dei profili sempre curati sotto il profilo professionale.
Ora.
Mentre i messaggi scambiati in chat restano coperte dal segreto della corrispondenza e non possono essere oggetto, salvo casi particolari, a responsabilità disciplinare,
lo stesso non può essere detto per i post pubblici i quali possono giustificare un
LICENZIAMENTO.
La Corte di appello si pronuncia
Il caso esaminato dalla Corte di appello di Catanzaro nella sentenza 1352 ha ad oggetto un’addetta alla mensa scolastica che aveva criticato su un social network la qualità del cibo mettendo in dubbio i risultati dell’ispezione effettuata dai consiglieri comunali.
In realtà
se i post hanno carattere offensivo o vengono scritti durante l’orario lavorativo, i dipendenti possono essere sanzionati dal datore di lavoro.
Quest’ultimo ha infatti la libertà di controllare i profili social dei dipendenti, trattandosi di materiale pubblico visibile da tutti e che quindi può ledere l’immagine aziendale.
Allo stesso modo è stata sanzionata una dipendente che indossa la divisa da lavoro che in un video si lamentava del fatto che fosse passata solo metà settimana (sentenza 6854 del Tribunale di Roma).
Insomma tutto fa brodo e può essere motivo di licenziamento.
Altre casistiche
Persino i contenuti dei commenti condivisi possono essere segnalati, come pure le emoticon che possono rendere manifesto il pensiero di una persona.
Un caso avvenuto a Genova ha visto confermare la legittimità nel licenziare un lavoratore per aver pubblicato commenti denigratori espressi in una chat pubblica nella quale partecipavano diversi utenti tra cui fornitori e personalità autorevoli di aziende concorrenti.
Emoji quali l’applauso, il braccio muscoloso o la faccina sorridente sono state sufficienti a sostenere e dunque approvare frasi offensive dirette al datore di lavoro.