Dumping fiscale 

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Il dumping fiscale è un fenomeno che crea disuguaglianze tra gli Stati e che l’UE sta cercando di
contrastare con misure sempre più incisive. Tutti i dettagli qui sotto.

Dumping fiscale cos'è
Stop al dumping fiscale

Vi siete mai chiesti perché alcune multinazionali scelgano di stabilire la propria sede in determinati paesi piuttosto che in altri?

La risposta non riguarda solo questioni strategiche o di mercato, ma spesso si cela dietro la pratica del dumping fiscale, appunto il fenomeno che crea disuguaglianze tra gli Stati.

Questo sistema permette a grandi multinazionali di spostare i propri profitti nei paesi con tassazioni più basse, riducendo così drasticamente le imposte da versare.

Il risultato?

Perdita di entrate fiscali per i paesi con aliquote più alte e un divario economico sempre più evidente tra Stati membri dell’UE.

Ma dove avviene il Dumping fiscale?

Alcuni paesi europei come Irlanda, Paesi Bassi e Lussemburgo sono considerati veri e propri paradisi fiscali per le multinazionali.

Offrendo aliquote molto basse, attirano grandi aziende che spostano lì i propri profitti, pagando di fatto meno tasse rispetto a quanto avrebbero fatto nei paesi in cui operano effettivamente.

Questo squilibrio ha suscitato preoccupazioni a livello internazionale, portando l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) a cercare una soluzione condivisa.

Continuate a leggere per scoprire come si sta risolvendo questa situazione, altrimenti, se volete sapere come funziona la dichiarazione Iva cliccate qui.

La soluzione al dumping fiscale – la Global Minimum Tax

Per porre un freno a questa pratica, l’OCSE ha raggiunto un accordo storico:

l’introduzione di una tassa minima globale del 15% per le grandi multinazionali con un fatturato superiore a 750 milioni€.

L’obiettivo è chiaro: assicurare che queste aziende paghino una quota equa di tasse nei paesi in cui generano effettivamente profitti, impedendo loro di trasferire gli utili nei paradisi fiscali.

Secondo le stime, questa misura potrebbe garantire un gettito fiscale aggiuntivo di circa 220miliardi di dollari all’anno.

L’Unione Europea ha già iniziato a muoversi per rendere operativa questa misura, chiedendo agli Stati membri di recepirla e adottarla nelle rispettive legislazioni nazionali.

In Italia che succede? 

Anche l’Italia ha recepito la tassa minima globale attraverso un decreto legislativo entrato in vigore da gennaio 2024.

La normativa introduce la Income Inclusion Rule, che impone alle società madri di pagare un’imposta aggiuntiva nel caso in cui le loro controllate estere siano tassate con aliquote inferiori al 15%.

Secondo le previsioni, i benefici per il nostro Paese potrebbero essere significativi: si stima un incasso aggiuntivo di circa 400 milioni€ all’anno a partire dal 2026, cifra destinata a salire fino a quasi 500milioni entro il 2033.

Nonostante i passi avanti, non tutti i Paesi hanno ancora adottato questa misura.

Cina e Stati Uniti, per esempio, NON l’hanno implementata, mentre la Svizzera ha previsto alcune eccezioni per le multinazionali con investimenti diretti, continuando a offrire vantaggi fiscali selettivi.

Tuttavia, la Global Minimum Tax rappresenta un primo passo fondamentale per limitare la concorrenza fiscale sleale e garantire una distribuzione più equa della ricchezza a livello globale.

Le prossime mosse dei governi saranno decisive per capire se questa rivoluzione fiscale potrà davvero cambiare le regole del gioco.

Contrastare il dumping fiscale non è solo una questione tecnica o normativa:

è una sfida cruciale per il futuro della fiscalità internazionale e per l’equità tra i diversi Stati.

La strada è ancora lunga, ma il traguardo di una tassazione più giusta e trasparente è finalmente all’orizzonte.

Se volete approfondire ulteriormente l’argomento o conoscere le ultime novità su questa rivoluzione fiscale, continuate a seguirci.

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