“‘O scarrafone ‘o scarrafone
Ogni scarrafone è bello a mamma soja ”(Pino Daniele)
Ti è mai capitato di ricevere elogi talmente esagerati da sembrare quasi sospetti?
Ti hanno mai fatto dei complimenti così insistenti da metterti in imbarazzo?
Per Sofia, ormai, si trattava di ordinaria amministrazione.
“Non ho mai assaggiato nulla del genere, le tue torte sono indescrivibili…”.
Quante volte aveva ricevuto simili apprezzamenti?
Ok, era consapevole di essere brava, tuttavia, la reazione smodata delle persone che gustavano i suoi dolci la metteva a disagio.
Sembrava quasi che la prendessero in giro. Anche se sapeva bene che non era possibile.
Al termine di una cena come tante, sorseggiando un caffè bollente, la sua amica Giada incalzava… “ti giuro, non lo dico tanto per”, si affrettò a chiarire agitando i palmi delle mani. “E’ proprio che non ho mai mangiato nulla di simile…”.
Sofia non amava ricevere complimenti, anche perché non poteva fare a meno di arrossire… seppure per un apprezzamento innocente sulle sue creazioni dolciarie.
Il tutto… senza contare che la situazione peggiore accadeva quando un’intera tavolata iniziava a commentare i suoi dolci davanti a lei.
Neanche si trattasse di Masterchef.
“Guarda, io sono un buongustaio, eppure non ho mai provato niente di paragonabile…”
“Io ho lavorato in pasticceria e – credetemi – questa torta ha una marcia in più…”
“Oltre che buoni, questi dolci sono bellissimi… ma come fai a realizzarli?”
Ci risiamo. Ecco che tutti parlavano di lei… davanti a lei!
Come sempre, non le restava che annuire sorridente mentre le guance prendevano fuoco.
Che fossero amici o conoscenti, ogni volta le sembrava di seguire un talk show in cui era lei l’argomento di discussione.
E così, cena dopo cena…
…Merenda dopo merenda…
…Un’idea iniziava ad annidarsi nella mente di Sofia.
Già, perché durante l’ennesima cascata di elogi qualcuno se ne usciva sempre con…
“Hai mai pensato di aprire una pasticceria?”
Sofia rispondeva ogni volta: “ma che dici…”, eppure avere un’attività tutta sua era sempre stato il suo sogno nel cassetto.
Dopo la nascita dei gemelli, aveva dato le dimissioni dal suo lavoro alle Poste Italiane per dedicarsi alla famiglia.
In fondo, il marito Paolo aveva un ottimo lavoro.
Eppure, ora che i figli erano cresciuti, si trovava spesso a pensare che le sarebbe piaciuto rimettersi in gioco.
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E poi… adesso che non c’è nessuno…
…Nel silenzio della cucina, mentre lava i piatti…
…Nel confidarsi con se stessa…
…Non può far altro che ammettere che le sue creazioni dolciarie sono davvero speciali.
E’ un dato di fatto.
… Una telefonata inattesa …
“Ho voglia di vederti, e poi, te l’ho già detto… ti devo parlare”. L’invito di Clara non ammette repliche.
“Va bene,” risponde Sofia. “Mi devo preoccupare?” Aggiunge sorridendo al telefono.
“Forse sì”, finisce Clara con fare sornione.
Sofia si rende conto che Clara la sta stuzzicando per portare alle stelle la sua curiosità.
“Va bene, dai, ti aspetto da me”. Sofia chiude la chiamata per non dare troppa soddisfazione, tuttavia, non vede l’ora di scoprire cosa mai le voglia confidare la sua amica del cuore.
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Riesci a immaginare perché Clara volesse incontrare la sua amica Sofia?
Te lo dico io.
Le ha chiesto di aprire una pasticceria in società.
“Tu sei un genio… Il mondo deve conoscere le tue torte!”, argomentava Clara gesticolando come un venditore nel momento di massima esaltazione.
E poi, si sa come va a finire… L’entusiasmo è contagioso.
Basta poco per accendere la fiamma, e una volta innescato l’incendio, è impossibile spegnerlo.
Sofia è il fuoco. Clara è il vento che lo alimenta.
Nessuno poteva fermarle.
Ed ecco che a un anno dalla chiacchierata, arrivò il fatidico giorno dell’inaugurazione.
“Verrà qualcuno?”, si chiedevano le amiche alla vigilia stringendosi le mani per scacciare i cattivi pensieri.
Se avessero saputo che l’inaugurazione della pasticceria si sarebbe trasformata in un simile successo, magari avrebbero dormito la notte precedente anziché trascorrerla in bianco.
Parteciparono quasi 100 persone, congestionando la piccola via di periferia.
Una folla bramante si avventava sulle monoporzioni create da Sofia. Sembrava che gli invitati non mangiassero da un mese.
Fu così che la gioia prese il sopravvento sullo spirito critico. Sofia e Clara stavano toccando con mano il loro sogno.
Avevano creato da zero la loro attività. La loro bambina.
Senza le stelle negli occhi, forse le due amiche si sarebbero accorte all’istante che il 99% dei partecipanti erano solo amici e parenti.
… “Mi devo preoccupare?” “Forse sì” …
Sofia ogni tanto ripensa alla telefonata di Clara.
Scherzando, aveva chiesto alla sua amica se si dovesse preoccupare.
Clara aveva risposto “forse sì” per provocarla e incuriosirla al tempo stesso.
Non avrebbe mai immaginato che si sarebbe preoccupata davvero.
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La passione non basta.
Il talento non basta.
Anche quando di talento ce n’è da vendere…
Tutti ci siamo passati. L’amore ti mette i paraocchi.
E Sofia e Clara non riuscivano a vedere in modo obiettivo la loro attività…
La loro… “bambina”.
Ogni scarrafone è bello a mamma soja.
Quando sei coinvolto emotivamente, non è facile guardare dall’alto e scegliere con distacco “la cosa giusta” per il bene della tua impresa.
E poi… dopo anni che le persone ti ripetono che sei un “genio”, che i tuoi dolci sono buonissimi (e bellissimi)… finisce pure che inizi a crederci. Anche perché, è la verità.
Sofia e Clara hanno avuto la “colpa” di provare a trasformare la loro passione in una professione, senza tener conto del lato strategico e imprenditoriale.
Le due amiche non sognavano altro che ottenere il loro piccolo grande successo.
Desideravano lavorare insieme divertendosi come 2 amichette alle elementari che “giocano alla pasticceria”.
Volevano solo che il loro sogno si avverasse. Tutto qui.
Cosa c’è di male?
Nulla.
Tra l’altro, a un occhio inesperto di gestione aziendale, il piano non faceva una piega.
Le persone di zona avrebbero desiderato i loro dolci acquistandoli al prezzo “giusto” che gli avrebbe permesso di vivere della loro attività.
Semplice, no?
Tanto più che il loro consulente le aveva anche incoraggiate ad aprire l’attività…
…(Forse perché un cliente in più non guasta mai).
… OK, ma il prezzo è giusto? …
Sofia e Clara si sono consultate per decidere il prezzo di vendita delle loro creazioni.
Il loro consulente ha consigliato loro: “se ti costa un euro, basta vendere a 3”.
Per fortuna che non l’hanno ascoltato. Dico così perché si tratta di una visione troppo primitiva.
In compenso, hanno fatto di peggio.
Dopo un’indagine di mercato alla buona – andando in giro a vedere i prezzi delle altre pasticcerie – hanno scelto di applicare un prezzo medio, ma leggermente più basso, giusto per dare una buona motivazione per comprare da loro.
Logico, vero?
Sì, questo è ciò che farebbe un dilettante alla sua primissima esperienza.
Se sei un imprenditore navigato, probabilmente ti stanno venendo i brividi.
Ora…
Se hai letto gli articoli del mio blog, probabilmente sai già che mi piace mostrare dei casi studio vincenti.
Amo raccontare le storie degli imprenditori che ce l’hanno fatta nonostante le difficoltà.
Tuttavia, per onestà intellettuale, ogni tanto mi sento anche in dovere di parlare di chi non ce l’ha fatta, come spunto per chi sta per aprire la sua prima attività commerciale.
Sofia e Clara hanno resistito un anno e mezzo prima di chiudere.
Fortunatamente, la loro amicizia è sopravvissuta pur essendo rimaste ustionate dalla loro prima (e ultima) esperienza imprenditoriale.
Allora… Cosa non ha funzionato?
Come avrebbero potuto evitare tutto questo?
… L’angolo dei rimpianti …
Intanto, il loro approccio amatoriale non aveva considerato proprio nulla… non avevano tenuto in previsione alcun costo, nemmeno la loro paga.
Forse, se avessero avuto delle conoscenze di base in strategia aziendale, e se le avesse affiancate un consulente esperto, magari avrebbero fatto un’indagine di mercato professionale seguita da test… prima di comprare l’attrezzatura, legarsi a un affitto, ecc.
Oltre alla passione, bisogna essere preparati.
Non solo come professionisti (questo lo do per scontato) ma anche come imprenditori.
Per avere successo, dovresti trasformarti in uno stratega aziendale capace di redigere un business plan, un bilancio di previsione e un’indagine di mercato con relativi test.
Il fatto è che…
…Nessuno t’insegna a fare l’imprenditore.
Ed è per questo motivo che saper scegliere il consulente giusto potrebbe fare la differenza tra prosperare e fallire.
Partendo dal caso studio di Sofia e Clara, vorrei allargare il discorso alle PMI.
Le PMI italiane sono destrutturate. Non pianificano e non hanno strumenti decisionali sofisticati.
Siamo in una fase in cui un’azienda potrebbe fallire anche solo per un’errata pianificazione, ad esempio di magazzino o di un debito bancario.
Chi si deve occupare della pianificazione?
In primis, l’imprenditore.
Se non ha tempo, deve comprendere almeno i concetti base per poi delegare a un consulente veramente esperto.
Tale prestazione non andrebbe vista come un costo fisso (ad esempio un affitto). Si tratta di un costo operativo, ossia in grado di far produrre maggiori utili all’azienda.
… Diventare un Imprenditore dei Numeri …
E’ arrivato il momento di togliere il paraocchi.
Bisognerebbe imparare a vedere la nostra azienda dall’alto e non dall’interno.
Le emozioni sono una parte integrante della vita di un imprenditore, ma l’importante è saperle gestire per ottenere il massimo da noi stessi.
In particolare, è la passione a darci quella carica decisiva per affrontare le sfide all’apparenza insormontabili che incontriamo ogni giorno.
Tuttavia… La passione da sola non basta.
L’amore per la nostra creatura potrebbe snaturare il nostro modo di percepire la realtà e mostrarci una versione alterata della nostra impresa.
Ed è per questo motivo che bisogna imparare a essere un Imprenditore dei Numeri.
Miscelare numeri ed emozioni potrebbe essere la combinazione vincente.
Che significa essere un Imprenditore dei Numeri?
Beh, intanto significa saper rispondere all’istante a domande come:
“A quanto ammonta l’utile del mese scorso?”
“I soldi sono entrati in cassa o sul conto?”
“Quanto margine hai da quella specifica trattativa?”
O ancora…
“Se qualcuno volesse comprare la tua azienda, sapresti dimostrare attraverso il conto economico quanto vale realmente?”
“Sai esattamente quanto incasserai nei prossimi 3 mesi?”
“Sei sicuro che ogni tuo cliente rappresenti una voce attiva?”
“Hai clienti che potrebbero rappresentare una perdita senza che tu lo sappia?”
Naturalmente, potrei continuare all’infinito.
Vedi… Saper rispondere a queste domande fa parte del tuo lavoro, non di quello del commercialista.
Questi sono i dati fondamentali della tua azienda. E averli chiari in mente ti darebbe una sensazione difficile da spiegare a parole…
…Se ancora non hai provato l’ebbrezza del controllo.
Lo spunto che voglio darti – essendoci passata in prima persona – è di cavalcare le tue emozioni per raggiungere quei traguardi riservati solo a chi vive di grandi passioni…
…E di tenere d’occhio i numeri per non permettere al fattore emotivo di alterare la percezione che hai del tuo business.
In un certo senso… è bene vivere l’emozione dall’alto custodendo la passione dentro di te… senza proiettarla sulla tua azienda generando un’immagine distorta della tua attività.
Bene.
Spero che questo articolo ti sia piaciuto e che tu abbia tratto gli spunti necessari per non incappare negli errori di Sofia e Clara.
Adesso…
Se ti fa piacere approfondire insieme a me tutte le dinamiche della gestione aziendale, colgo l’occasione per dirti che sta per uscire il mio nuovo libro “Tagliando d’Impresa”.
Il libro esce domani ma tu puoi averlo ora semplicemente cliccando qui.
All’interno troverai questo e molti altri casi studio che possono aiutarti a diventare un imprenditore consapevole con il pieno controllo della sua azienda. Ti aspetto per parlare un po’ e scambiarci le nostre opinioni.
Bciao.
Fabiola