Codice fiscale: come calcolarlo?

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Il codice fiscale di ognuno di noi consta in una composizione di caratteri alfanumerici che celano tutte le principali informazioni su di noi. Ma chi sa veramente come si calcola? I dettagli.

Codice fiscale: come calcolarlo?
Le basi del codice fiscale

Sapete come si calcola il vostro codice fiscale? Sapete cosa indicano tutti quei numeri e quelle lettere che identificano ciascuno di noi senza che vi siano due codici alfanumerici identici?

Nelle prossime righe cercheremo di scoprirlo.

Prima di procedere oltre potrebbe interessarti anche il nostro articolo sulla verifica della partita iva cliccando su questo link.

Quello che non sapevi sul codice fiscale

Innanzitutto occorre sapere che il codice fiscale esiste per identificare ciascun cittadino, registrato anagraficamente in una banca dati (l’anagrafe tributaria), utile per effettuare eventuali controlli per scopi fiscali, per individuare cioè dati importanti per il fisco.

L’ente erogatore di tale codice è l’Agenzia delle Entrate, secondo quanto stabilito dal DPR. n. 605/73, unico ente autorizzato a produrlo che si preoccupa affinché tutti i seguenti soggetti siano provvisti di codice identificativo univoco:

  • cittadini italiani residenti in Italia;
  • cittadini italiani residenti all’estero;
  • cittadini stranieri residenti in Italia;
  • imprese;
  • associazioni senza partita iva.

Il codice fiscale in caratteri

Il codice fiscale personale – non quello aziendale o associativo- è composto da

16 caratteri

suddivisi precisamente in nove lettere e sette numeri.

I primi elementi sono caratterizzati dalla presenza di sei lettere: le prime tre appartengono al cognome e si ottengono, partendo da sinistra, prendendo le prime tre consonanti.

Nel caso in cui il soggetto sia in possesso di più cognomi si segue la stessa logica iniziando da sinistra a destra.

Seguono le tre lettere del nome il quale, come per il cognome, segue la medesima regola: si prendono quindi le prime consonanti a partire da sinistra.

Nel caso in cui vi siano meno di tre consonanti, per nome e cognome si procede prendendo in considerazione le vocali, iniziando sempre da sinistra.

Successivamente si indica l’anno di nascita, considerando solo le ultime due cifre.

La lettera successiva all’anno di nascita ottenuta, corrisponde al mese in cui siamo nati per cui ad ogni mese viene associata una lettera dell’alfabeto come indicato nello schema sottostante:

Gennaio = AMaggio = ESettembre = P
Febbraio = BGiugno = HOttobre = R
Marzo = CLuglio = LNovembre = S
Aprile = DAgosto = MDicembre = T

Dopodiché una volta inserita la lettera identificativa del mese di nascita, segue il giorno in cui siamo nati.

Il trucco qui consiste semplicemente nell’indicare il giorno di nascita ad eccezione per i soggetti di sesso femminile dove il numero viene incrementato di 40.

Gli elementi alfanumerici della dodicesima e quindicesima lettera del codice fiscale indicano il comune di nascita codificato secondo una specifica catalogazione denominata “Belfiore”.

L’ultima lettera del nostro codice fiscale non è altro che un carattere di controllo utile a verificare che i caratteri precedenti siano stati inseriti correttamente al momento della digitazione che funziona secondo un determinato algoritmo come indicato nel DM n° 345/1976.

Come richiederlo?

I cittadini possono richiedere il proprio codice fiscale all’Agenzia delle Entrate compilando il modello dedicato a cui va allegato un documento di identità valido.

Nel caso di soggetti minorenni, sono i genitori che devono preoccuparsi di effettuare la richiesta, esibendo il proprio documento identificativo.

Abbiamo detto che il codice fiscale permette di identificare la singola persona, garantendone l’unicità.

Ma che succede se ci trovassimo di fronte a omocodia?

Esistono dei casi in cui effettivamente due persone possano avere lo stesso codice fiscale perché in possesso dello stesso nome e cognome e perfino la stessa data e luogo di nascita.

Questa possibilità può essere modificata soltanto nel momento in cui ci si accorge dell’anomalia e la persona non deve fare altro che recarsi all’Agenzia delle Entrate e comunicare l’omocodia, procedendo così alla correzione del codice fiscale. Al momento della sua generazione non è possibile per l’Agenzia vedere se quel codice sia già stato attribuito a qualcun altro, pertanto questo risulta l’unico metodo possibile.

La modifica viene eseguita andando a sostituire uno o più dei sette numeri partendo da destra scambiandoli con lettere a loro corrispondenti come nel caso riportato sotto:

0 = L5 = R
1 = M6 = S
2 = N7 = T
3 = P8 = U
4 = Q9 = V

Obblighi per gli italiani residenti all’estero?

Gli italiani residenti all’estero devono disporre anch’essi di un codice fiscale per poter usufruire di tutti quei servizi e agevolazioni erogati dallo Stato italiano (previdenza, assistenza sociale ecc.).

Essi devono dunque farne richiesta tramite la rappresentanza consolare italiana nel luogo in cui risiedono oppure direttamente all’Agenzia delle Entrate. Sarà poi compito dei consolati di collegarsi con l’Anagrafe tributaria e ottenere il codice fiscale richiesto.

Nell’ulteriore caso in cui si risieda all’estero in un paese extra UE, sarà necessario esibire insieme alla richiesta di erogazione del codice fiscale anche i seguenti dati:

  • passaporto valido con eventuale visto oppure un altro documento di riconoscimento valido per le autorità italiane;
  • certificazione identitaria rilasciata dalla rappresentanza diplomatica o consolare italiana del luogo di residenza a cui va allegata la foto del soggetto interessato;
  • permesso di soggiorno valido;
  • carta d’identità rilasciata dal comune di residenza.

E le imprese invece?

Le attività imprenditoriali italiane sono anch’esse identificate da un codice fiscale, differente da quello personale, in quanto costituito solamente da caratteri numerici: la Partita Iva.

Tale codice va obbligatoriamente registrato all’interno di un portale chiamato Registro delle Imprese che attribuisce un identificativo, il numero REA (Repertorio delle notizie Economiche e Amministrative), diverso per ciascuna Camera di Commercio o provincia in cui viene effettuata l’iscrizione.

Il numero REA è contenuto nella visura camerale aziendale e racchiude tutte le informazioni relative all’attività iscritta.

Inoltre esso è indispensabile per tutti coloro che esercitano attività economica verso terzi e per tutti gli enti non societari (es. associazioni, comitati ecc.).

La Partita Iva, dunque il codice fiscale aziendale, è costituita da 11 cifre che vengono così distinte: le prime sette corrispondono al numero di matricola attribuito al titolare da parte dell’ufficio provinciale di riferimento, ottenute dall’incremento di una unità del numero assegnato al precedente soggetto iscritto (es. al codice 1234567 segue 1234568).

I numeri che seguono, dall’ottava alla decima cifra, riportano il codice dell’ufficio provinciale IVA che ha rilasciato il numero di matricola, di solito coincidente al codice provinciale ISTAT.

L’ultima cifra identifica il codice di controllo, necessario per verificare che i numeri precedenti siano stati immessi correttamente.

Questo schema vale per tutte le società di persone e di capitali.

Di contro per quanto concerne le imprese individuali, il codice fiscale coincide con quello personale del legale rappresentante dell’azienda.

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