Un nuovo preoccupante fenomeno sta prendendo piede: il debanking. Una pratica che impedisce temporaneamente o definitivamente l’accesso dei risparmiatori ai propri conti correnti senza fornire alcuna spiegazione. Ma perché sta accadendo ciò e dove finiscono i soldi? I dettagli.
Avete mai sentito parlare del debanking?
La pratica con cui le banche e le istituzioni finanziarie
CHIUDONO i conti correnti o NEGANO L’ACCESSO
ai servizi finanziari a determinati clienti senza preavviso o spiegazione dettagliata.
È quello che sta accadendo proprio ora.
Nei prossimi paragrafi analizzeremo nel dettaglio questo sconosciuto fenomeno.
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Debanking: perché chiudere il conto
In un’epoca in cui le transazioni finanziarie digitali sono essenziali per la sopravvivenza economica, il debanking rappresenta una seria minaccia alla stabilità finanziaria e ai diritti umani.
In particolare, sono stati colpiti da questo fenomeno un’ampia categoria di lavoratori che comprende attori porno, escort, content creator su siti come OnlyFans…insomma i cosiddetti sex worker.
Un caso molto frequente, soprattutto negli Stati Uniti, per ragioni che includono il rischio reputazionale e la conformità normativa antiriciclaggio.
Questo lascia i clienti colpiti in una situazione instabile, privati dell’accesso a servizi essenziali come la gestione delle finanze quotidiane, l’emissione di carte di credito e il pagamento delle bollette.
Pensate se questo potesse succedere proprio a voi! Che fareste?
Conseguenze e soluzioni adottabili
La chiusura dei conti correnti, infatti, può avere conseguenze devastanti come:
- Precarietà finanziaria ➡️ senza un conto corrente, diventa difficile riscuotere pagamenti, risparmiare denaro in modo sicuro e gestire le finanze personali;
- Sicurezza personale ➡️ la mancanza di accesso ai servizi bancari costringe molti a fare affidamento su pagamenti in contanti, aumentando il rischio di furto o violenza;
- Esclusione sociale ➡️ essere esclusi dai servizi finanziari contribuisce all’emarginazione sociale, rendendo ancora più difficoltoso l’accesso ai servizi essenziali, come l’assistenza sanitaria e l’abitazione.
Alcuni hanno descritto come la chiusura dei conti abbia portato alla chiusura delle loro attività online, riducendo drasticamente le loro entrate.
Ma in tutto questo, i soldi che fine fanno?
AHIMÈ L’AMARA VERITÀ È PROPRIO QUESTA…
a volte, dopo la chiusura forzata del conto non è possibile recuperarli, soprattutto con le app di servizi di pagamento digitali.
Ci sono delle figure, come quella di Jessica Goedtel, una financial advisor, che cercano di aiutare e consigliare questi lavoratori su come è meglio gestire le finanze.
Quello che dice sembra un po’ assurdo e potrebbe anche farti sorridere:
“… devo comunque preparare i miei clienti alla possibilità che il loro account venga chiuso, e purtroppo si tratta di una eventualità molto probabile. Quindi è bene avere dei piani B, come ad esempio un altro conto bancario. In questo modo, se uno dei due viene chiuso, c’è sempre l’altro. Questa è una tra le misure che adottiamo per cercare di limitare i danni.”
Insomma il debanking rappresenta una grave violazione dei diritti finanziari e umani.
È essenziale che le banche e le istituzioni finanziarie adottino politiche più inclusive e trasparenti, garantendo l’accesso ai servizi finanziari a tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro professione.
Solo attraverso una maggiore sensibilizzazione e cambiamenti normativi si potrà porre fine a questa pratica discriminatoria e garantire una maggiore equità nel sistema finanziario globale.
E voi cosa ne pensate?