Attualmente viviamo in un’epoca molto particolare nell’ambito del lavoro, una fase in cui cambiano le priorità per i lavoratori, dove non è fondamentale ottenere e mantenere una determinata posizione.
Negli ultimi tempi è stato registrato un notevole numero di dimissioni, scaturite dalla voglia di migliorare le proprie condizioni di vita-lavoro.
Infatti la domanda che molti, soprattutto i giovani entranti nel mondo del lavoro, si stanno ponendo è la seguente:
Il mio attuale lavoro mi fa stare bene oppure no?
Dunque ciò a cui stiamo assistendo è un cambiamento delle proprie priorità.
Qualche anno fa si parlava di giovani CHOOSY, ma è davvero così?
Lavoratori: benessere anche al lavoro
Ad oggi si pone molta attenzione sulla qualità della propria vita e soprattutto al lavoro che facciamo, dato che quest’ultimo occupa molte ore del nostro tempo.
Si tratta quindi di una
ricerca della propria identità lavorativa
e della realizzazione della persona al di fuori del lavoro.
Soprattutto con la pandemia è cambiato il focus su cosa conta davvero nel lavoro,
un mutamento della forma mentis,
lontana dai concetti di sforzo, sacrificio, fatica e dedizione.
Viene meno la paura di cambiare drasticamente il proprio lavoro, scegliendo soluzioni più flessibili e gratificanti.
Di fatto il sommarsi di molteplici fattori legati all’individuo, ha fatto sì che le persone puntino più sullo star bene e a non sottovalutare quei segnali che prima, forse, neanche venivano presi in considerazione.
Perni fondanti della società attuale sono
- la gestione del tempo libero a disposizione;
- i livelli di gradevolezza del luogo di lavoro;
- il grado di soddisfazione di svolgere un lavoro in linea con i propri desideri.
Cambio di prospettiva
A quanto emerge i nuovi lavoratori risulterebbero meno disposti ad accettare fatiche emotive e logoranti nell’attesa di un futuro di successo che non interessa più.
Si è compreso che da un momento all’altro le cose potrebbero cambiare e che i nostri programmi potrebbero non trovare una propria realizzazione per cause indipendenti da noi.
Per cui, in molti casi, diventa ormai obsoleto il perseguimento dei concetti di sforzo, sacrificio, fatica e dedizione che hanno caratterizzato il mondo del lavoro nel passato.
Il principio prevalente è quello anglosassone di
You only live once!
SI VIVE UNA VOLTA SOLA.
Inoltre l’arrivo del Covid ci ha permesso di prendere confidenza con una nuova modalità di lavoro, lo smart working, un’idea differente del lavoro tradizionale conosciuto in passato che ci permette di lavorare anche da casa, riducendo i tempi di spostamento e di ritagliare del tempo prezioso per la propria famiglia o i propri hobby.
E voi, come rispondereste alla domanda iniziale?
Se la vostra risposta è “no” vi orientereste verso un’altra esperienza professionale, che lasci maggiore spazio alle vostre passioni e che sia in linea con i vostri valori e interessi oppure no?
Per molti ad oggi non importa se la nuova avventura professionale sia nel campo per cui si è studiato o sia inerente alle competenze che acquisite
… ciò che conta è che quello che si fa, faccia stare bene.
Questa nuova cultura del lavoro comporta la necessità di prestare maggiore attenzione alle persone e al clima lavorativo delle nostre aziende e dei nostri studi, partendo dal cogliere quei segnali di insofferenza e fatica che dipendenti e collaboratori ci inviano quotidianamente.