“Non arrenderti mai, perché quando pensi che tutto sia finito, è il momento in cui tutto ha inizio”.
(Jim Morrison)
Caro Babbo Natale,
ti scrivo per dirti che… da bambina ti odiavo.
“Sii buona e ti porterò dei bellissimi doni”, proclamavi sicuro in tutti i tuoi film e cartoni animati.
Ed io ero una brava bambina. Non puoi negarlo.
Ok, lo ammetto, forse ero un po’ “iperattiva”, se mi passi questo termine abusato.
Diciamo che avevo fiumi di energia da scaricare, il che mi rendeva piuttosto vivace… ma tu lo sai che ero buona.
Ma come?
Ti vantavi di riuscire a controllare tutti i bambini del mondo e di premiarli se si comportavano bene…
E allora… come facevi a non vedere che andavo volentieri a scuola e che facevo (quasi) sempre i compiti?
Ok, ogni tanto disobbedivo a mamma e papà perché avevo una voglia straripante di giocare, correre e sudare… ma questo non significa essere una cattiva bambina.
Eh… Da quanto tempo volevo scrivere questa “letterina” a Babbo Natale.
Ecco, mi sono tolta lo sfizio.
Probabilmente ti stai chiedendo perché ce l’abbia tanto lui…
…al punto di aprirci l’articolo di un blog.
Presto detto.
Ce l’avevo tanto con Babbo Natale perché – nella mia mente di bambina – non riuscivo a capire il suo senso della giustizia.
Avrei voluto chiedergli: “perché porti sempre i regali più belli ai bambini che hanno già tutto anziché premiare i bambini che sono in difficoltà?”
All’epoca non consideravo che ci fossero dei bambini nel mondo ancora più in difficoltà di me, e che non ricevevano proprio niente…
…Ma si sa, a 8 anni (e non solo) si pensa solo al beneficio immediato.
Ti racconto questo per dirti che la mia famiglia non mi faceva mancare nulla, tuttavia, non c’era spazio per viziarmi.
E con il senno di poi, sono felice che sia andata così, e soprattutto… sono orgogliosa dei miei genitori che mi hanno dato tutto ciò di cui avevo bisogno.
Non navigavamo nell’oro, Babbo Natale distribuiva i suoi doni secondo criteri meritocratici per me incomprensibili ma, nell’insieme, andava tutto bene…
…almeno finché…
…non ho origliato inavvertitamente questa conversazione tra mamma e papà che bisbigliavano in salotto.
“Scusa, se noi abbiamo pagato, abbiamo firmato entrambi… nero su bianco… non lo possono fare!” sussurrava la mamma.
Un sussurro dirompente come un urlo nel silenzio.
“E invece possono e come…”, rispondeva papà con il tono finto-calmo di chi sta per implodere.
Per farla breve, rischiavamo di perdere la casa.
Sconfitta, paura e smarrimento attraversavano lo sguardo dei miei genitori come un carosello.
Avevano pagato un anticipo, firmato un contratto… ora, qual era il problema?
Purtroppo, il contratto comprendeva voci, clausole, vincoli… scritti in piccolo.
Qualcuno diceva che l’essenziale è invisibile agli occhi… forse non si riferiva alle clausole capestro di un contratto, ma l’esempio calza.
La legge non ammette ignoranza.
Chi sbaglia paga.
E i miei genitori hanno pagato.
Riuscirono ad acquistare la casa spendendo molto più del valore pattuito.
Ma senza perderla.
Il commercialista di papà ci ha salvato.
Ci ha permesso di non perdere tutto l’anticipo, né la casa, ma non poteva fare miracoli.
Il contratto era stato firmato e questo ci ha causato una spesa ben più alta del previsto. E altri sacrifici.
Il commercialista ci ha aiutato. E’ vero.
Ma io volevo che agisse prima!
Oggi mi adopero per prevenire tutto questo e dare alle persone le informazioni che hanno il diritto di sapere.
Le informazioni scritte in piccolo.
Quelle essenziali. Invisibili agli occhi.
… I Capitoli dell’Età dell’Oro …
Il tempo è passato in un lampo. O forse in un secolo.
Fatto sta che dopo l’adolescenza, l’università e il tirocinio decido di aprire la partita IVA e diventare commercialista.
Per fare psicoanalisi da due soldi… volevo aiutare le persone come il commercialista aiutò la mia famiglia tanti anni fa.
Desideravo lavorare in proprio per occuparmi dei clienti a modo mio, con cura e profondità.
Volevo esserci.
Avevo l’intenzione di accompagnare chi si affidava a me senza limitarmi al classico rapporto commercialista-cliente in cui ci si sente 2-3 volte all’anno.
Detesto chi si mette in una posizione di forza costringendo il cliente ad aver “paura” di chiedere un consiglio.
Durante il mio tirocinio, avevo visto commettere così tanti errori senza che si potesse più tornare indietro…
…Che aspiravo a intervenire prima e prevenire gli sbagli mentre ancora si potevano sistemare.
Lavoravo giorno e notte perché volevo fare la differenza.
Quando lavori con il “sacro fuoco” che ti alimenta, le cose succedono in fretta.
Dal piccolo ufficio in mansarda allo studio su strada, il passo è stato breve.
… Eppure mi sentivo osservata …
Ero una giovane mamma, con una famiglia e una casa da mandare avanti.
Avevo aperto la partita IVA da poco e già mi trasferivo in un ufficio tutto mio.
“Perché vuoi fare un passo importante così in fretta?” mi ripetevano in modi diversi le persone care.
Non c’era nessuno che mi sostenesse in questa scelta.
Quando vivi in un piccolo paese, sei sotto gli occhi di tutti.
“La gente mormora”.
Iniziare con zero clienti e avere uno studio proprio, era giudicato come presunzione…
…Quando, invece, si trattava solo di voglia di lavorare!
Chi non capisce le ragioni del tuo successo, o vuole scoprire come fai… o si adopera per prevaricarti.
E proprio per questo… Gli sguardi delle persone che incontravo erano di due tipi: critici o di “stima impaurita”, come mi piace definirla.
I “critici” sembravano dirmi: “cosa credi di fare… perché non te ne stai a casa a occuparti di tua figlia piccola?”
Quelli che mi guardavano con “stima impaurita” erano semplicemente a disagio.
Sai perché?
Io rappresento ciò che vogliono essere, ma non hanno il coraggio di tentare.
Per questo ti remano contro.
Il fallimento di una persona che ammiri, è l’auto-giustificazione per non aver provato a sognare.
Ad ogni modo… Mi sentivo osservata.
Sai cosa ho fatto?
Mi sono girata dall’altra parte e ho camminato dritto.
Asfaltando ogni ostacolo come un rullo compressore.
Avevo la mia Visione e prendevo ordini solo da “lei”.
… Si vola …
Gli anni passavano in fretta.
Prima è arrivato il mio studio, grazie all’aiuto di papà che mi ha sempre sostenuto nei momenti difficili.
Poi sono arrivati i primi dipendenti.
L’attività cresceva inarrestabile.
Un giorno, una ragazza mi chiede di fare il tirocinio presso il mio studio.
E’ stato uno degli incontri più importanti… e fortunati della mia vita.
Quella giovincella volenterosa ora è la mia socia.
Le ho offerto il 20% dell’attività in cambio che si occupasse del funzionamento dello studio mentre ero fuori per convegni ed eventi.
Mai scelta fu più azzeccata…
…E nel 2010 nasce lo studio Pietrella-Brué, la mia attuale attività.
Da soli si corre. In due, si vola!
Ed ecco che acquistiamo un nuovo studio più grande e assumiamo costantemente nuovi collaboratori.
I clienti aumentavano, e per continuare ad aiutarli a modo mio avevo sempre bisogno di nuove persone che mi permettessero di offrire un servizio di alto livello senza dover abbassare la qualità per mancanza di personale.
Sempre sulle ali dell’entusiasmo, stavo pianificando una crescita controllata.
“Numeri” e “Cuore” lavoravano insieme.
“Niente mi può fermare!”
Chissà quanti imprenditori prima di me hanno pensato la stessa cosa.
… I Capitoli della Caduta …
Indipendenza economica.
Crescita.
Numeri.
Controllo.
Potevo gestire ogni cosa.
O almeno, era ciò che credevo.
Naturalmente mi sbagliavo.
Una persona che amo si è improvvisamente ammalata.
Non voglio appesantire parlando di questo.
Era solo per dirti che attraverso la malattia di una persona cara, ho scoperto che la malata ero io.
Lo studio era lanciatissimo, nel pieno della crescita.
Vivevamo cambiamenti continui e le decisioni da prendere crescevano a dismisura.
Di fronte a un grande successo si nasconde sempre altrettanto lavoro.
All’inizio lavori 14 ore al giorno per avviare l’attività.
Quando sei sulla cresta dell’onda, hai sempre bisogno di 14 ore al giorno per restare dove sei…
…E continuare a crescere.
Il successo si nutre di te divorando il tuo tempo.
Più cresci, più mangia.
E quando ti guardi indietro capisci che hai compiuto la tua Grande Missione, trascurando tutto il resto.
Non misuro mai il successo in soldi.
La mia unità di misura è la quantità di persone che posso aiutare.
Il guadagno è la diretta conseguenza. Non il fine. Anche se qualche soldino contribuisce a “fare la felicità”.
Aiuto le persone, cresco, guadagno. Tutto questo, per me, ha un inestimabile valore.
E come per ogni cosa… Quando aumenta il valore, cresce il prezzo da pagare.
A volte bisogna fermarsi un attimo e chiedersi: “quanto sto pagando il mio successo?”
E soprattutto: “con quale moneta lo sto pagando?”
Io stavo pagando con il tempo.
Il tempo per la mia famiglia, per i miei figli, per i miei genitori… per me!
Stavo trascurando la mia famiglia e tutte le piccole immense gioie quotidiane che non sarebbero tornate mai più.
Chi ti restituisce una passeggiata nel sole, lo stare insieme di qualità o una chiacchierata che va nel profondo?
…Per non parlare di un “insignificante” pomeriggio di shopping o di una fuga alle terme.
Il fatto è che ho cominciato a sentirmi in colpa per essere sempre al lavoro.
Sentivo di aver trascurato la mia famiglia e…
Una piccola parte di me si sentiva responsabile della malattia. Come se la mia assenza ne fosse la causa.
I miei cari mi vedevano come quella che vuole fare l’imprenditrice, che trascura la famiglia, che pensa sempre al lavoro… Anche quando è a casa.
Io sono quella che non stacca mai, che lavora fino a tardi la sera, e che si perde i momenti più importanti della sua famiglia.
Non sembra una commedia amara italiana interpretata da Valerio Mastandrea?
… Basta. Mollo tutto! …
L’unica soluzione era mollare lo studio e prendere un periodo per me… da dedicare alla mia famiglia.
Poi, avrei potuto fare semplicemente la libera professionista… avere pochi clienti, lavorare meno e con poche responsabilità.
Questo mi avrebbe permesso di essere più presente a casa.
Come se rinunciare a sé stessi potesse curare chi amiamo.
Magari fosse possibile.
Ero di fronte a un bivio:
mollare tutto ciò per cui avevo combattuto per anni e stare accanto alla mia famiglia…
…o andare avanti e continuare a lottare per la mia Visione.
In quel momento cristallizzato, immobile di fronte al bivio, ho compreso nel profondo la fatica di essere imprenditore.
La fatica di dare tutto te stesso al lavoro, ma anche alla famiglia.
… I Capitoli della Rinascita …
Ferma di fronte al bivio ho mosso i miei primi passi.
Famiglia o lavoro?
Strada 1 o Strada 2?
Come spesso faccio, sono uscita dal sentiero e ho preso la Strada 3.
Sai come ho risolto il mio conflitto interiore?
Ho chiesto aiuto.
Molti imprenditori che ho conosciuto – io sono la prima – pensano di dover fare tutto da soli.
Ci raccontiamo scuse del tipo “gli altri non mi capiscono”, “la mia situazione è diversa”, ecc.
In realtà, siamo ossessionati da controllo, il che è un bene, per carità.
Il fatto è che, quando siamo dentro il problema, è difficile diradare la nebbia per vedere le cose come sono davvero.
Per questo abbiamo bisogno di qualcuno che ci tenda una mano portandoci all’esterno.
Ci serve una figura non coinvolta capace di analizzare i fatti per quello che sono, senza inzupparli di emozioni.
Un consulente esterno sa vedere la tua situazione dall’alto, unendo i puntini che tu ancora non puoi vedere.
Questo per dirti che sono uscita dalla nebbia grazie a un percorso di coaching.
Ho imparato che bisogna avere l’umiltà di affidarsi a un professionista esterno quando non si riescono a vedere le cose con chiarezza.
Grazie al coaching mi sono conosciuta di nuovo.
Ora so che bisogna accettare quello che non si può controllare… e che nessuna mia decisione può cancellare la malattia di chi amo.
Ho smesso di sentirmi in colpa di essere me stessa.
Fare l’imprenditore e amare il proprio lavoro non è qualcosa di sbagliato di cui doversi vergognare.
Trovare un equilibrio con la vita privata è importante. E ciò non significa dover rinunciare al proprio modo di essere.
In fondo… Ognuno ha le sue buone ragioni per fare quello che fa.
Bene!
Siamo giunti alla fine di questo lungo viaggio.
Ti ho aperto il mio cuore perché – se sei un imprenditore – potresti trovare conforto nella mia esperienza.
Sai… Durante il mio percorso ho parlato con tantissimi professionisti e imprenditori con una storia simile alla mia.
In particolare, nelle mie vesti di curatore fallimentare, sono entrata in contatto con tanti imprenditori disperati, con lo sguardo spento.
Parlo di chi si è arreso.
Molti si sono lasciati travolgere dalla spirale negativa della loro azienda, abbandonati a sé stessi, schiacciati dal senso di colpa verso tutte le famiglie coinvolte, tra cui la loro in prima fila.
Quello che voglio dire, è che c’è sempre una soluzione, più o meno percorribile.
L’importante è avere l’umiltà di affidarsi a un consulente esterno in grado di accompagnarci durante un momento difficile.
L’imprenditore non è una figura mitologica invincibile.
E perché mai dovrebbe esserlo?
Il percorso di coaching che ho seguito per necessità personali mi ha permesso di chiudere il cerchio nel mio metodo di lavoro che non si basa più solo sulle competenze da commercialista e sulle conoscenze di marketing ma va anche a sostenere a livello emotivo la figura dell’imprenditore.
Anche oggi è arrivato il momento di salutarci.
Mi fa sempre piacere ricordarti che il mio libro “Tagliando D’Impresa” è in uscita tra 6 giorni e che puoi acquistarlo in anteprima assoluta cliccando qui.
NON è un libro tecnico scritto solo per addetti ai lavori.
NON è neanche uno di quei manuali pensati sì per gli imprenditori, ma che poi in realtà, per come sono realizzati, sono destinati a rimanere a prender polvere nella libreria.
Ho voluto fare una guida estremamente pratica.
Ho raccontato la mia storia, perché anch’io sono passata attraverso dubbi, difficoltà, momenti di crisi in cui stavo per mollare tutto.
Ho dovuto affrontare una formazione continua, e accettare che non potevo fare tutto da sola per poter costruire il mio sogno e arrivare a quello che ho ottenuto ora.
Questo bagaglio di esperienze mi ha portata a creare un mio metodo, una visione a 360 gradi che abbraccia in tutta la sua complessità sia l’azienda che la figura dell’imprenditore.
Vedremo esempi di casi reali, che ho seguito durante i miei oltre vent’anni di professione.
E soprattutto troverai 3 check-list relative a:
- gestione di bilancio
- marketing
- analisi della figura dell’imprenditore.
Si tratta di 59 punti, che ti permetteranno di fare un vero e proprio “tagliando aziendale”, trovando i numeri che funzionano e quelli su cui lavorare, per ottimizzare e aumentare i margini, i soldi in cassa.
Grazie come sempre per l’attenzione e ci vediamo presto nei miei canali.
Bciao.
Fabiola